Giovanni Carmelo Verga (Catania, 2 settembre 1840 – Catania, 27 gennaio 1922), scrittore e drammaturgo italiano, è considerato il più autorevole esponente della corrente letteraria del verismo. Il movimento si sviluppa in Italia nella seconda metà del 1800, sotto influenza del clima positivista, quell'assoluta fiducia nella scienza, nel metodo sperimentale e negli strumenti infallibili della ricerca. Per gli scrittori veristi la letteratura deve fotografare oggettivamente la realtà sociale e umana, rappresentandone rigorosamente le classi, comprese quelle più umili, in ogni aspetto anche sgradevole; gli autori devono comportarsi come gli scienziati analizzando gli aspetti concreti della vita. L'esordio verista può essere collocato a partire dal 1874, data in cui venne pubblicata una novella intitolata Nedda, ambientata nella Sicilia rurale. Da quel momento in poi il Sud e la vita contadina furono i temi principali dei suoi racconti. Una delle sue opere più importanti, il Ciclo dei vinti, un progetto letterario che doveva comprendere cinque romanzi, costituisce l’emblema del verismo verghiano; l’autore ne portò a conclusione sono due, "I Malavoglia" (1981) e "Mastro Don Gesualdo" (1989). Il titolo di questa raccolta evidenzia la concezione Darwiniana presente in tutto il pensiero dello scrittore; gli esseri umani sono destinati ad essere sottomessi, vinti, dalla società.