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Saimo Tedino

Fuggirò con le scarpe e la sposa (prima o poi)

E-stories
2016, pp. formato liquido, e-pub

ISBN: 9788893231114
€ 9,99
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Sinossi

Saimo, giovane laureato in un’Italia che ha da poco superato i duemila anni d.C., si ritrova a crescere nella faticosa ricerca di esprimere se stesso. In conflitto perenne con un mondo del lavoro tutt’altro che ben disposto nei suoi confronti e una serie di amori impossibili, è il passato ad avere le sembianze della svolta. Una ex fidanzata gli chiede d’incontrarsi per invitarlo al proprio matrimonio; ma quando lui le chiede se sia convinta della scelta, le incertezze sul volto della donna lo autorizzano a osare. “Fuggi via con me”, le dice, ma lei non può: “ormai è tardi per tornare indietro”. "Fuggirò con le scarpe e la sposa" è una storia scritta in prima persona singolare, con un registro informale, agrodolce, talvolta amaro e disilluso, ma sovente ironico; è temporalmente frammentato, non lineare, con un protagonista che è un antieroe 2.0, impegnato a frugare nelle proprie memorie per ripercorre alcuni dei nodi più taglienti della propria vita. Una lotta sorridente contro un destino che sembra volerlo salvo ma sconfitto.

Autore

Saimo Tedino

nasce a Firenze nel 1980 ma potrebbe essere nato a Berlino, New York, Tel Aviv, Reykjavík o Tokyo. O Malmantile. Il mondo è il suo territorio. A soli dieci anni conosce il sesso e l’alcool. Ma soprattutto l’alcool. Nel 2005 si laurea presso la facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfieri. Odia le mosche, le mattine, l’I-phone, gli incidenti stradali, Coelho, Muccino e la guerra. Amante dal temperamento violento della narrativa americana e del cinema indipendente, non si impone all'attenzione e della critica e del grande pubblico con tre cortometraggi, "Il destino del grano" (2007), "Parcheggio lunare" (2008), "La foresta delle scimmie" (2009). Nel 2015 scrive, interpreta e dirige con Paolo Ferri il cortometraggio HOME. Vissuto tra Firenze e Londra, ha trascorso la vita scrivendo, prenotando voli RyanAir e leggendo Bukowski. Dicono che sia “ipnotico, magico, stento a capirlo”, e a dirlo è David Lynch.