È il 1937 quando Armandino – quattordici anni, di Reggio Emilia – entra a lavorare alle Reggiane, la grande fabbrica che produce locomotive e macchinari (e presto anche aerei da guerra) per tutto il Paese.
Contro il volere del padre, operaio anche lui e di idee organiche al regime, Armandino comincia a frequentare il forte movimento antifascista interno alla fabbrica.
Dopo l’8 settembre 1943, la scelta di Armandino a favore della Resistenza è netta. E quando i partigiani organizzano un clamoroso sabotaggio alla fabbrica, lui fa di tutto per partecipare all’azione.
Finita la guerra, Armando rientra alle Reggiane. Sono gli anni della crisi industriale, del grande sciopero operaio, della produzione del trattore R60. Sembra tutto inutile: ma gli operai espulsi dalla fabbrica, altamente specializzati, faranno nascere la piccola e media azienda metalmeccanica emiliana, spina dorsale dell’economia della regione.
La storia delle Reggiane, emblematica del «secolo breve», è raccontata in modo finora inedito: quello di un romanzo familiare. Per avvicinare anche le giovani generazioni di lettrici e lettori alle pagine indimenticabili e fondamentali della nostra Storia, là dove sono ancora, ben vive, le nostre radici.