Il vino di Garibaldi
Alla ricerca di un mito fra Parma e Caprera
Siamo nel 1861 e l'Eroe dei due Mondi fu ospite per alcuni giorni, nella villa di campagna della marchesa Teresa Trecchi-Araldi, sulle colline di Sala Baganza, in provincia di Parma. Qui Garibaldi s'innamorò a tal punto del Malvasia, il frizzante vino bianco-ambrato locale prodotto dalle vigne di Maiatico, che volle trapiantare alcuni virgulti sulla sua sassosa Caprera. Informando ripetutamente per lettera la marchesa – sorella di Gaspare Trecchi, Ufficiale d'ordinanza di re Vittorio Emanuele II e colonnello tra i Mille sbarcati con lui a Marsala – dei progressi delle viti messe a dimora sulla sua isola. Una "piccola" storia che s'incrocia con la "grande" storia del Risorgimento italiano, all'ombra dello sviluppo vinicolo del territorio Parmense, dove importanti famiglie francesi avevano impiantato vigneti specializzati nell'ultimo quarto dell'Ottocento e dove un archeologo di fama mondiale – Luigi Pigorini – scavando le "Terramare" dell'Emilia, aveva scoperto le origini del nostro modo di bere... Un Garibaldi nuovo, viticoltore e amante del vino, la ricostruzione di una storia dimenticata di passioni enologiche e non solo, negli anni che seguirono l'impresa dei Mille e videro la nascita del Regno d'Italia.