Libero di rivivere
Dall’attentato di Montecitorio al carcere, la rinascita di un uomo che voleva morire
Roma - Palazzo Montecitorio, 28 aprile 2013. La capitale pullula di turisti in una domenica come tante, quando Gino impugna la sua calibro 7,65 e spara, spara senza guardare. Il caos. Gino si ritrova con la faccia a terra, immobilizzato da decine di agenti. La sua vita, d'ora in poi, cambierà per sempre. Luigi Preiti (Gino) si trova oggi nel carcere di Rebibbia. Traccia con parole semplici il ricordo particolareggiato e nitido dei fatti comuni e drammatici che hanno segnato la sua vita fino a quel 28 aprile: il dramma della depressione, ai tempi della crisi del 2008, l'angoscia e la rabbia che lo inducono a mettere a punto quella sparatoria, un gesto plateale e dimostrativo contro la classe politica. Credeva di andare a morire Gino, quella domenica, e invece va diversamente. L'arresto, il ricovero, le minacce, la massima sicurezza, i processi, la condanna. Ma soprattutto, ora, la consapevolezza, un nuovo inizio.