La gola di un esteta
Pagine di cibo, vini, seduzione e bellezza
La tradizione vuole che Gabriele D'Annunzio fosse pressoché astemio, e molto morigerato nel prendere il cibo, fino ad imporsi digiuni completi, che duravano fino a quarantotto ore, nei momenti di massima concentrazione creativa sulla propria Opera. Sappiamo invece che Gabriele era capace, quanto di digiunare, tanto di abbuffarsi di cibo come un «feroce lupo della Majella». E certo non mancano, nel corpus della sua opera, le descrizioni, gli accenni, le notazioni, i rimandi alla cucina. Anche per quel che riguarda il vino, la presunta incompatibilità organica dell'uomo D'Annunzio non impediva al Vate di riconoscerne il valore. Questo volume, nuovo titolo della collana che ha già visto uscire Svevo, Pirandello, De Amicis, Verdi, Puccini, è un'antologia di scritti di D'Annunzio legati al vino e alla gastronomia. Dalle poesie giovanili ad Alcyone, passando per Il Piacere – con il celebre capitolo della cena da Doney's – Il trionfo della morte, Il Libro Segreto, il lettore potrà ripercorrere alcune delle più belle pagine dannunziane, in cui i sapori del vino e del cibo sono spesso legati alla malinconia della memoria e degli affetti familiari, ai ricordi della terra d’Abruzzo, al piacere di certi momenti conviviali insieme ai grandi personaggi della letteratura, dell’arte e della politica che il Vate ha frequentato – o, direbbe D’Annunzio, che hanno avuto il privilegio di frequentare lui... -. Un volume, questo, che a tutt'oggi manca nel panorama librario italiano. Con un'Appendice che è una "chicca" assoluta: un inedito, preziosissimo menu dannunziano, pezzo unico autografato da Gabriele D'Annunzio il 18 ottobre 1919 durante l'occupazione di Fiume – che il nostro volume riproduce grazie alla gentile concessione dell'Academia Barilla di Parma.